Le PAGELLE di Guido De Angelis – Sergej e Ciro unici superstiti di una Lazio troppo fragile: col Milan altro ko nel recupero

 

Al termine di Lazio-Milan arrivano come di consueto le pagelle del nostro direttore Guido De Angelis. Ecco voti e giudizi ai protagonisti biancocelesti del match dello stadio Olimpico.

STRAKOSHA 4,5 – Quando deve andare al rinvio sono sempre brividi di notte. In questi cinque anni non è mai migliorato nel gioco coi piedi. Inchiodato in porta sempre, anche sui gol di Giroud e Tonali. Non fa letteralmente mai un metro nella sua area piccola, e non comunica mai con i colleghi di reparto. Aveva fatto qualche buona parata su Leao e Rebic, poi nulla di più. Inadeguato per questi livelli.

LAZZARI 6 – Tatticamente accorto, ha il più scomodo cliente della Serie A, Rafael Leao. Quando strappa in accelerazione non lo prende nessuno: alla mezzora si fa tutto il campo come un motorino impazzito, peccato si faccia ingolosire dalla conclusione e non peschi Zaccagni e Luis Alberto, tutti soli. Esce a dieci dalla fine per far spazio a Hysaj.

HYSAJ NG – Ultima decina di minuti per l’albanese, che nell’azione del raddoppio rossonero rimane a guardare i compagni.

PATRIC 6 – Preciso nelle uscite, è preferito a Luiz Felipe per la maggiore qualità tecnica. Tiene come può Giroud, con buona malizia. Secondi 45’ con la testa sott’acqua, Leao è incontenibile, e sul gol dell’1-1 ha qualche responsabilità. Era saltato quattro o cinque volte sulla testa di Giroud. Esce a dieci dal fischio finale per Luiz Felipe perché affaticato.

LUIZ FELIPE RAMOS 5 – Non so dove fosse nel finale, non so dove fosse sul gol del Milan. Se avesse aiutato Marusic dandogli un’opzione, e poi avesse tenuto la sua posizione, avremmo evitato il gol di Tonali. Fuori dal progetto ormai da tempo.

ACERBI 5 – Giganteggia nel primo tempo, scende in campo molto concentrato. Puntuale negli anticipi, sbroglia di testa qualche situazione potenzialmente complicata, e si immola almeno quattro o cinque volte. Non naufraga neppure nella ripresa, fino al gol finale (purtroppo ampiamente nell’aria). L’errore, purtroppo, è macroscopico. Nei momenti decisivi, si è spento anche lui.

RADU 5 – Primo tempo da veterano su Messias: bene la catena con Zaccagni. Ha, chiaramente, compiti esclusivamente difensivi, e nei primi 45’ li svolge tutto sommato bene, sostituendo l’indisponibile Marusic. Quando i ritmi si alzano, vale lo stesso discorso di Leiva: le primavere si sentono. Dal 45’ al 60’ Messias gli va via due volte, e calcia a fil di palo. Non esente da colpe anche sul gol del pareggio di Giroud: non lo tiene. Esce al 65’, entra Marusic.

MARUSIC 4 – Per non buttare in fallo laterale un pallone, ci fa perdere la partita commettendo un’ingenuità troppo grossa per passare inosservata. Un vero peccato, è l’ottavo punto stagionale che perdiamo all’ultimo pallone della partita per una nostra ingenuità e non per una giocata dell’avversario.

LUIS ALBERTO 4 – I centrocampisti del Milan gli montano addosso, e quando pressato va come sempre in affanno, tendendo a nascondersi. Ripiega a fatica, a tratti passeggia per il campo e fa lo spettatore non pagante. Esce all’ora di gioco per Basic. Sempre la stessa storia: è sufficiente mettergli l’uomo addosso per farlo letteralmente sparire. Ennesima prestazione ampiamente deludente.

BASIC 4,5 – Ingresso quasi imbarazzante. Né carne né pesce, non sa letteralmente quale posizione debba occupare sul rettangolo verde. Per me rimane un mistero. Sostituisce Luis Alberto e riesce nell’impresa di non fare meglio.

LEIVA 5,5 – Più disordinato del solito, cerca di fare filtro come può, ma la trequarti del Milan è molto nutrita. Non sempre fluido, ma tiene botta. A inizio ripresa i ritmi del Diavolo sono troppo alti, è in ritardo su Brahim Diaz e ferma Theo Hernandez con le cattive, beccandosi il giallo. Esce al 60’.

CATALDI 5,5 – Entra subito in partita, correndo tanto e spendendo un giallo a centrocampo. Esile, ma non disdegna le maniere forti e gioca un’ultima mezzora di discreta personalità. Questa squadra paga un’atavica difficoltà a gestire la sfera quando sotto pressione, e delle lacune mentali gigantesche, che non può risolvere neanche un ragazzo attaccato alla maglia come Danilo.

MILINKOVIC 7,5 – L’essenziale. Stappa la partita con due o tre giocate da top-player in mezzo al campo, poi confeziona l’assist per l’1-0 di Immobile. Aiuta Patric in uscita, venendosi a prendere il pallone basso e smistandolo con buona qualità. Prende botte da Kessie dal minuto numero uno, senza che il rossonero venga mai neppure richiamato dal direttore di gara. Al minuto 75 si sdraia a terra, devastato dalla stanchezza: ha corso e lottato per tutto l’anno come un leone. Lui e Ciro sono gli unici due superstiti di una Lazio che fu. Fuori categoria.

FELIPE ANDERSON 6,5 – Mette in difficoltà anche un senatore della Serie A come Theo Hernandez. Si sacrifica molto per raddoppiare su Theo e Leao, perdendo qualcosa in brillantezza nella fase offensiva. Confeziona un assist da urlo per Immobile, fermato dall’uscita di Maignan. Secondo tempo da “vorrei ma non posso”: mentalmente rimane sempre in partita e tiene sempre sulle spine la corsia mancina degli ospiti, ma quando prova a sprintare è contenuto a dovere. Apprezzo comunque il grande spirito, ce l’ha messa tutta fino alla fine.

IMMOBILE 7 – Scaraventa in rete il primo pallone della partita mettendo fine all’inviolabilità della porta del Milan in campionato, che durava da sei lunghe partite. Alla seconda ghiotta chance del match trova un’uscita superlativa di Maignan a negargli la personale doppietta. Tomori è un rivale agguerrito, ma Ciro fa a sportellate per tutta la partita senza mai demordere. Ripresa di sacrificio, a far salire la squadra nei momenti più difficili. Da capitano.

ZACCAGNI 5 – Irriconoscibile in più di un frangente, nella prima frazione ci aiuta solo a tratti facendosi dare la sfera da Radu ed accentrandosi per rendere più rapida la manovra. In fase di conclusione continua a fare tremenda fatica: si incunea in area di rigore, per poi perdere la bussola e non cercare mai la porta. Arruffone, nella ripresa alterna momenti di blackout totale a diagonali difensive veementi. Nel complesso, insufficiente.

SARRI 6,5 – Visti gli elementi che ha a disposizione, mette in campo una buonissima Lazio, che nel primo tempo interpreta con intelligenza tutte le fasi di gioco, tiene un ritmo elevatissimo, commettendo qualche errore tecnico di troppo in avvio di azione. Nella ripresa, come al solito, non ha a disposizione nessun cambio dalla panchina, e deve gestire il calo fisico e mentale dei più anziani. Noi siamo tra le pochissime squadre di Serie A che devono fare i cambi non per provare a cambiare la partita, ma perché i nostri “vecchi” non ne hanno più. Si avvelena in panchina quando i nostri abbassano la testa e subentrano tutte le paure. Al minuto 80 gli altri mettono Rebic e Ibrahimovic, noi Luiz Felipe e Hysaj. A tratti provo tenerezza: abbiamo dato a un maestro di calcio una macchina che fa acqua da troppe parti. Sconsolato a fine gara: siamo, purtroppo, la vittima perfetta per tutti, in queste condizioni in cui siamo stati ridotti. La nostra è una squadra mentalmente fragilissima, fatta di gente senza carisma. Siamo potenzialmente ottavi, vediamo cosa combineremo in queste ultime quattro partite. L’Europa è comunque ancora possibile, ci giocheremo tutto con Spezia, Sampdoria, Juventus e Verona. Mi auguro che la società cambi completamente atteggiamento, perché questa sera il tifoso laziale è veramente svuotato.