Le PAGELLE di Guido De Angelis – Senza Ciro e Sergej vinciamo un grande Derby

Al termine del derby di Roma arrivano le pagelle della Lazio firmate dal nostro direttore Guido De Angelis. Ecco voti e giudizi delle aquile.

PROVEDEL 7,5 – Debutta in un derby dopo i primi segnali di cedimento manifestati tra Salernitana e Feyenoord. Non deve praticamente fare mezza parata, ma è letteralmente strepitoso in uscita: va in presa alta anticipando Smalling ad ogni cross dei rivali. Bravissimo in uscita bassa su Zaniolo, è impeccabile con i piedi nella gestione dal basso. Altro che emozione, la gioca da veterano. Imperturbabile, non so se farà la doccia.

LAZZARI 7 – Eccelso in fase difensiva, non sbaglia nulla in avvio di azione, senza disdegnare il dribbling anche rischioso quasi da ultimo uomo. Gioca con tanto coraggio, è quasi gladiatorio quando gli esce la spalla ma stringe i denti reggendo un’altra mezz’ora. Non soffre mai Zalewski, si becca un giallo severo per un fallo sul polacco ma non si fa condizionare. Esce a metà ripresa. Dal 69’ HYSAJ 7,5 – Trenta minuti senza sbavature, l’albanese è autore di un ingresso in campo superbo. Sbroglia tante situazioni potenzialmente complicate, dà una soluzione ad Anderson in tutte le ripartenze, innesca Cancellieri dopo aver chiuso coi tempi giusti su El Shaarawy. Tiene bene anche fisicamente, è entrato da calciatore molto coinvolto nel progetto.

CASALE 8,5 – Alla prima stracittadina della carriera, anticipa sistematicamente Abraham, umiliandolo dal primo minuto alla sostituzione: “Non ha vinto un duello individuale”, dice Mourinho. Tanto merito va all’ex Verona, che è lucidissimo nel gestire i duelli aerei, e concentratissimo durante gli assalti finali. Gigantesco.

ROMAGNOLI 8,5 – Fa il suo esordio dal 1’ in un derby della Capitale con la casacca giusta. Potrebbe andare in sofferenza, invece è sempre in anticipo su Abraham e Zaniolo. Provvidenziale nel chiudere in scivolata una potenziale occasione clamorosa per il centravanti inglese. Svetta su tutti i palloni che arrivino in area di rigore, facendo fare delle brutte figure agli attaccanti giallorossi. Leader silenzioso, si è preso la retroguardia della Lazio con serenità e determinazione. Bravo, Alessio!

MARUSIC 7,5 – Rispetto ad altre volte fa benissimo il fuorigioco, salendo sempre coi tempi giusti. Da perfetto soldatino – e stacanovista – si incolla prima a Karsdorp poi a Celik, francobollando nell’ultimo quarto di gara anche Zalewski. Non sale quasi mai, perché oggi bisogna gestire il vantaggio, ma intercetta svariati cross dei giallorossi. Decisiva la sua deviazione sul sinistro di Zaniolo, che si stampa sulla traversa. Bene anche nella gestione delle rimesse laterali (suo storico tallone d’Achille). Carisma e temperamento.

VECINO 7 – Ha l’ingrato compito di sostituire lo squalificato Milinkovic, forse la mission impossible per eccellenza. E’ poco appariscente, ma terribilmente efficace nella fase di filtro. Gioca al posto del centrocampista che tocca più palloni della Serie A, ed è inevitabilmente meno al centro della manovra di Sergej, eppure gestisce ogni sfera che passi dalle sue parti con ottima tecnica. Determinante nel “supplementare” finale, quando di testa allontana due o tre palloni pericolosi.

CATALDI 9,5 – Secondo derby da titolare in carriera e primo da capitano. Commette solo due piccoli errori, nei primi 80 secondi di gioco, nell’occasione del rasoterra di Abraham. Disputa, poi, la miglior partita con la maglia della Lazio: è dappertutto, si fa sentire in ogni zona del campo. Contrasta, pressa, imposta, fa da schermo, smista una marea di palloni, lo fa con pulizia e qualità. Non spreca mai la sfera, la gestisce con calma olimpica e sangue freddo. Protesta con l’arbitro, temporeggia quando deve, indovina gli anticipi, dà indicazioni ai compagni, richiamandoli costantemente all’ordine. Ha giocato da capitano, davvero. E ha giocato una partita da giocatore maturo. Sarri gli sta regalando una seconda parte di carriera sempre in crescendo.

LUIS ALBERTO 7 – Rispolverato dopo settimane di indolenza in allenamento, l’ho visto finalmente feroce (a modo suo, per carità). Parte male, cercando il tunnel su Mancini, ma cresce in modo esponenziale permettendo alla squadra di salire e attivando bene Zaccagni sulla catena di sinistra. Spreca malamente due calci di punizione, calciandoli col corpo all’indietro, però corre tantissimo in fase di ripiegamento, mostrando di essere disponibile al sacrificio. Ha fatto una partita completa, curando finalmente la fase difensiva. Esce dal campo nerissimo, speriamo metta tutta la rabbia nelle prossime prestazioni. DAL 71’ BASIC 6,5 – Entra in campo quasi per caso, a causa di un qui pro quo tra la panchina della Lazio e Luis Alberto. Come di consueto, è troppo molle, troppo ordinario, troppo compassato. Vorrei trasmettergli un po’ dell’adrenalina dei laziali, anche se probabilmente non ha grandi colpe: una certa “cazzimma” o ce l’hai o non ce l’hai. Partecipa comunque alla “resistenza” finale, e oggi non c’è da essere troppo fiscali.

PEDRO 8,5 – Non calcia in porta, non calcia sul fondo, non crossa, e prende questo voto. Il motivo è semplice: gestisce ogni pallone da calciatore superiore, risultando il nostro regista offensivo e la nostra luce in avanti. Nella ripresa si esibisce in un triplo “sombrero” a centrocampo, fa sparire e riapparire il pallone anche nei primi 45’ minuti, venendo murato dai difensori romanisti a seguito di un’incursione per vie centrali. La cosa più importante, però, la fa al minuto 29’: col suo pressing iper-offensivo su Ibanez costringe il difensore all’errore e “consegna” ad Anderson la sfera dei tre punti. Nel finale festeggia sotto la Curva, dimostrando ancora una volta di aver capito quale sia la sponda giusta del Tevere. Valore aggiunto. DAL 68’ CANCELLIERI 6 – Una stiracchiata sufficienza per il modo brillante in cui gestisce la ripartenza aperta da un lungo lancio di Hysaj e serve Anderson per il potenziale gol del raddoppio. Per il resto, due o tre errori di gioventù che potevano costare carissimo: al primo pallone giocabile non attacca la sfera, lasciandola a Ibanez, poi perde un pallone sanguinoso che El Shaarawy avrebbe potuto sfruttare in modo letale, infine si fa cogliere ingenuamente in fuorigioco su rilancio di Provedel. Nel finale ci dà una buona mano a respirare.

FELIPE ANDERSON 9 – A Rotterdam si era mangiato due o tre gol perché sapeva che sarebbe stato più importante conservare per la domenica la gioia personale. Ma sta giocando una stagione da brividi, questo ragazzo all’apparenza timido, ce la sta cambiando in positivo, Felipe. Si mette a disposizione dei compagni nell’inconsueto ruolo di prima punta, lo interpreta con le sue caratteristiche, ma va sempre a contrasto con Smalling su tutti i rinvii dal fondo: da Immobile eredita la generosità, al netto del clamoroso divario col difensore centrale inglese in termini di fisicità. Felipe è commovente nel legare centrocampo e attacco, e alla mezzora approfitta dello svarione di Ibanez trafiggendo Rui Patricio e siglando il gol del vantaggio. Non cala neanche nella ripresa, e prenderebbe il massimo dei voti se spedisse all’incrocio dei pali l’assist di Cancellieri. Ma “chissenefrega”.

ZACCAGNI 7,5 – Non aveva mai giocato un derby, lo scorso anno prima era infortunato, poi lo aveva soltanto sfiorato, prendendo un giallo col Venezia per una simulazione che gli era costata una squalifica. Oggi fa ammattire il falloso e scorretto Mancini, che lo ferma sempre e solo con falli e si becca il giallo che induce Mourinho a lasciarlo negli spogliatoi al break. Fastidiosissimo da marcare, ha uno stop sempre “orientato”, lavora benissimo col corpo, abbina astuzia a qualità tecniche notevoli. Ha il pallone incollato ai piedi, e il solo limite di non incidere come potrebbe in zona gol. Esce a quindici minuti dal fischio finale per lasciare il posto a Luka Romero. DALL’86’ LUKA ROMERO 6,5 – Normalmente, entrando a 240 secondi dalla segnalazione del recupero, non dovrebbe prendere il voto. Però, questa sera all’Olimpico vengono concessi dieci minuti di extra-time che lo rendono meritevole di un’ampia sufficienza. Subentra con grande piglio, è frizzante, ma ancora troppo piccolino: cerca di sgusciare via a Smalling, che ha una cinquantina di centimetri in più, e viene fermato. Non benissimo quando lascia andare Volpato con eccessiva facilità, ma si riscatta prontamente conquistandosi due rimesse laterali dopo il 95’ che ci fanno respirare. Ha interpretato bene uno spezzone di gara che tutti quanti speravamo (a ragione) fosse più corto.

RADU (dalla panchina) 8 – Come i minuti di recupero concessi dal signor Orsato nella ripresa.

SARRI 10 – E’ la vittoria del Comandante. La sua Lazio, incerottata, piena di debuttanti, priva dei due simboli Milinkovic e Immobile, interpreta in modo eccezionale un derby a cui arrivava da sfavorita. In campo vanno 11 leoni, che sciorinano una fase difensiva migliorata in maniera eclatante. Ha dato inedita solidità a una retroguardia nuova per tre interpreti su cinque, ha fatto diventare terzini Lazzari e Marusic, un playmaker delicato Cataldi, e si è inventato Felipe Anderson prima punta. Non solo: il gol-vittoria è suo, frutto di un primo pressing provato e riprovato. Con questo allenatore in panchina non dobbiamo mai avere paura.